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  • Immagine del redattoreEleonora Traverso

Osservatorio Mentale

La testa mi sobbalza sul finestrino del pullman e mi sveglio di soprassalto. Il mio sogno, con protagonisti personaggi sfumati di un passato lontano, viene interrotto da una brusca frenata, sincronizzata con un mio starnuto, piccolo residuo del raffreddore dei giorni passati.


Osservo Genova allontanarsi da lontano, con il suo odore di pesce tra i vicoli e i gabbiani che svolazzano per il cielo, grigio, in lontananza, interrotto a metà da una striscia netta di sole arancione e luminoso. Nella radio risuona Viva la vida dei Coldplay che mi trasmette buon umore e ispirazione. Mi ero ripromessa che avrei sfruttato il viaggio sul Flixbus per terminare di leggere gli articoli di Psicologia Sociale, ma la voglia di studiare era poca, quella di scrivere tanta, e ogni tanto credo possa far bene lasciarsi trascinare semplicemente da ciò che ci va di fare, ascoltando e accogliendo i piccoli momenti di creatività. Per studiare, poi, mi servirebbe concentrazione. il movimento ondeggiante del pullman mi trasmette molto, ma non concentrazione, bensì un flusso di pensieri che si muove con esso perdendosi nell'orizzonte del mare e nelle luci della città che si accendono pian piano.


Osservo il paesaggio mutare dal finestrino, così rapidamente, come i pensieri, le immagini, le sensazioni trascorse sotto i miei occhi durante questi mesi. La mia mente ritorna al pomeriggio dopo il mio primo esame orale, durante il quale, contenta e soddisfatta, avevo deciso di trascorrere il resto della giornata al museo di Chagall. Sull'autobus mi aveva catturato l’immagine di una ragazza e, dato che lei non sembrava curarsi di me, approfittavo per studiarla con cura. La trovavo bella, con le sue cuffie nelle orecchie, una felpa corta e gialla abbinata a pantaloni a scacchi bianchi e neri retti dalle bretelle grigio scuro, i capelli raccolti in due trecce a crocchia, color rosso fuoco, che riprendono il colore del suo rossetto. Nell'insieme, risultava piuttosto semplice, in realtà, sembrava passare inosservata, e allora perché continuavo a fissarla con curiosità?  Osservo  nuovamente quest’immagine, adesso, rimasta impressa nella mia memoria, per ricordarmi dell’inesistenza di criteri oggettivi di bellezza, per ricordarmi che quello che mi colpisce è ciò che sorge spontaneo, riuscendo a manifestare un pezzetto della propria unicità. chi resta sé stesso, in mezzo alla folla, chi si perde, ma poi si ricerca, ritrovandosi, restando autentico, riuscendo a mostrare il colore dei propri petali in un giardino che, se tutto uguale, non sarebbe così bello. Pochi giorni dopo, sale un signore, l’autobus in realtà è diverso, ma nella mia mente rimane il medesimo. Siede accanto alla ragazza con la felpa gialla, indossa una coppola color beige e si appoggia su un bastone di legno. Sotto i suoi baffi bianchi, incomincia d’un tratto a mimare il canto di un uccello. Qualcuno non se ne accorge, qualcuno si volta, qualcuno gli rivolge uno sguardo perplesso. Io gli sorrido, mi metto a ridere, fantastico su una sua ipotetica gioventù trascorsa in mezzo alle montagne, dove può aver imparato così bene a riprodurre il canto di un uccello che un giorno, forse non lo sa, porterà su un autobus nizzardo qualsiasi mettendomi di buon umore, mentre ritorno con un sorriso a guardare fuori dal finestrino.


Il paesaggio che scorre ora è buio, e le strade di Nizza le vedo adesso più vicino, il Flixbus non ha ancora acceso le luci e le persone accanto a me sembrano solo sagome nere. Un messaggio di un’amica mi ricorda che, ormai, anche Nizza, nel suo piccolo, è casa. Ci fermiamo alla dogana, il mio flusso di pensieri viene interrotto dall'annuncio di un uomo che dice di préparer les pièces d’identité.    Dopo un lungo viaggio, fisico e mentale, arrivo finalmente nella mia camera. Poso lo zaino, e mi butto sul letto, ad osservare la finestra dalla quale conoscerò, solo pochi giorni dopo -ora lo so- una piccola stella davvero luminosa.


Osservo quella stella, ora, che puntualmente viene a tenermi compagnia e illuminarmi queste mie ultime sere di Erasmus. Piccola e solitaria, in mezzo a un cielo buio, risulta essere però davvero luminosa e, a volte, la Luna le tiene compagnia. Mi ricorda sere passate, sotto il cielo d’estate illuminato, e sere future, piene di sogni da realizzare, e tanta strada da percorrere, ancora.


Osservo distaccata le mie osservazioni. Così tanti frammenti di persone, luoghi, paesaggi, gusti o profumi, rimasti impressi nella mia memoria, durante questi mesi. Custodisco nella mia mente queste immagini, come gioielli preziosi in uno scrigno. piccoli fiammiferi, in mezzo agli impegni di tutti i giorni, in grado di accendermi, insegnandomi a osservare dettagli con occhi ben aperti, a cambiare prospettiva per dipingere nuove angolazioni, a comprendere che il mondo ha sempre un colore diverso a seconda delle lenti che indossiamo.

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