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  • Immagine del redattoreEleonora Traverso

L'equilibrio dell'altalena

Breve racconto per bambini, indirizzato a una fascia 7+


Bianca si era svegliata, come ogni mattina, nella sua stanzetta color verde mela, colma di libri di avventure e peluches a forma di volpe. Dalla cucina si sentiva arrivare l’odore del caffè, che la mamma le aveva preparato qualche minuto prima di correre al lavoro. Bianca ne versò un goccio nella sua tazza preferita mescolandolo con latte freddo e, alzandosi sulle punte dei piedi, afferrò due biscotti al cioccolato dal barattolo di latta posto sulla mensola. Mangiava nervosamente quel giorno, consapevole che ad attenderla ci sarebbe stata l’interrogazione di storia. Lavò frettolosamente i denti e raccolse il caschetto moro in una piccola coda di cavallo, fermata accuratamente da un grazioso nastro verde smeraldo. 

Era una soleggiata giornata di primavera, gli alberi erano in fiore e per le strade si poteva sentire un buonissimo profumo di gelsomino ed erba appena tagliata. Bianca abitava in un piccolo paesino affacciato sul lago e la sua scuola distava soltanto dieci minuti a piedi da casa sua. Per recarsi a scuola la bambina attraversava ogni giorno un bellissimo parchetto che ospitava una rigogliosa quercia con appesa un’altalena di legno. Come avrebbe desiderato trascorrere la mattinata su quell'altalena, invece di dover affrontare l’interrogazione di storia! Bianca camminava ripassando mentalmente nozioni sugli egizi, piramidi e faraoni. Dopo circa dieci minuti arrivò a scuola, si sedette al suo banco e la maestra Rosetta chiamò gli interrogati di quel giorno:

«Bianca Rossi!» Affermò la maestra consultando il registro di classe.

«P...presente!» Rispose Bianca con un filo di timidezza.

«Dimmi...» continuò la maestra «Qual è il nome del primo faraone d’Egitto?»

Bianca incominciò a tremare. Aveva studiato alla perfezione la lezione sui faraoni, eppure il nome non riusciva proprio a ricordarlo. Era una di quelle informazioni scritte in caratteri piccoli piccoli in fondo alla pagina e mai avrebbe pensato che le sarebbe stata domandata all'interrogazione. La maestra Rosetta decise di essere clemente con lei e di darle la possibilità di essere interrogata un’altra volta. Qualcuno, però, incominciò a sghignazzare dal fondo dell’aula:

«Bianca è una sciocca!» Gridò un suo compagno con tono arrogante.

«E’ una poveraccia! Ha dieci anni e non ha ancora un telefono personale!» Ribatté Giulio dalla prima fila di banchi. 

Fortunatamente, la campanella interruppe il flusso di vituperi e prese in giro e Bianca corse fuori dalla scuola piangendo. Si sentiva triste e ferita, come se una scheggia di vetro le si fosse conficcata al livello del cuore. A un certo punto, si sentì afferrare per il braccio:

«Seguimi. Ti passerà.» Era Bella, la sua vicina di banco, che con gentilezza e amore la condusse nel parco accanto a casa sua.

«E’ qui che mi reco ogni volta che mi sento triste, arrabbiata, disgustata, impaurita». Le indicò con un sorriso sincero la grande altalena di legno ben ancorata alla quercia da due funi robuste e continuò: «Forza! Siediti, chiudi gli occhi e respira profondamente. Io ti darò una spinta, l’altalena farà tutto il resto!» Bianca seguì le istruzioni. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal movimento oscillante dell’altalena. Subito venne catapultata in una verde radura; davanti a lei comparvero fiori di tutti i colori e profumi di tutti i tipi. Non poteva credere ai suoi occhi! Un brivido le corse lungo tutta la schiena e provò un sentimento di felicità e gioia profonda. Camminò, corse e saltellò per tutta la radura, raccogliendo fiori profumati e intrecciandoli tra di loro per creare cestini colorati. Ad un tratto, udì la voce di Bella chiamarla: «Bianca! È ora di andare a casa, tua mamma ti starà aspettando per la cena!»

Bianca scese dall'altalena, abbracciò forte l’amica e, dopo averla ringraziata, la salutò incamminandosi verso casa. La madre, appena tornata dal lavoro, canticchiava di fronte ai fornelli preparando una zuppa di pesce; salutò Bianca con un bacio sulla fronte e le disse di correre a lavarsi le mani per poi preparare la tavola.

«Com'è andata l’interrogazione di storia, tesoro?» domandò la madre senza distogliere lo sguardo dalla zuppa.

«A dire la verità...» Rispose Bianca con un filo di voce «la maestra Rosetta ha deciso di interrogarmi un’altra volta perché non ho saputo rispondere a una sua domanda.» All'udire quelle parole, la madre di Bianca diventò paonazza e le ordinò infuriata di chiudersi in camera sua senza finire la cena finché non avrebbe imparato a memoria tutte le lezioni di storia studiate fino a quel momento. Bianca provò una gran rabbia, corse in camera sua sbattendo la porta dietro di sé e affondò la testa nel cuscino. Si addormentò con le gambe rannicchiate al petto, sperando che arrivasse presto l’alba per recarsi di nuovo sull'altalena dove era stata quel pomeriggio con Bella. Il sole sorse in fretta e Bianca saltò fuori dal letto al primo suono della sveglia. Prese due biscotti al volo, lavò velocemente la faccia e i denti e, afferrando lo zaino, corse verso il parchetto. Alla sola vista dell’altalena, gli occhi le si riempirono di luce. Si sedette, chiuse gli occhi ed ecco apparirle davanti la verde radura, la pace e la serenità dei fiori. Ogni volta che l’altalena si alzava le sembrava di toccare il cielo, il vento sul volto le scompigliava i capelli e si sentiva come se stesse per spiccare il volo da un momento all'altro. Ma il tempo scorre velocemente nella verde radura e presto giunse l’ora di recarsi a scuola.  Quel giorno Bianca entrò in classe con il sorriso stampato sul volto, tanto che i suoi compagni si rivolsero uno sguardo perplesso domandandosi quale fosse il motivo di tanta felicità. La maestra Rosetta la interrogò nuovamente e Bianca riuscì a ricordare i nomi di tutti i faraoni, prendendo così un voto eccellente. A giudicare dalla forza e dal buon umore che riusciva a trasmettere, sembrava quasi che quell'altalena di legno possedesse dei poteri magici. 

Il pomeriggio trascorso con Bella nel parco aveva cambiato qualcosa nella vita di Bianca che, inaspettatamente, aveva trovato un luogo accogliente dove poter sfogare e raccontare le proprie emozioni. Bianca cominciò così a recarsi sotto la grande quercia ogni volta che ne sentiva il bisogno e, dopo aver trascorso del tempo nella verde radura, si sentiva sempre piena di energia e di gioia pura. Con il movimento dell’altalena le sue emozioni riuscivano a ritrovare un equilibrio e spesso, mentre saltellava nella verde radura, si domandava se tale serenità non fosse frutto di qualche incantesimo. Le stagioni passavano velocemente e Bianca continuava a recarsi in quel parco sia con il sole che con la pioggia. A volte Bella la accompagnava, dandole la spinta e gioendo con lei della sua gioia. Le due amiche trascorsero insieme interi pomeriggi di spensierata allegria, spingendosi a vicenda sull'altalena e lasciandosi cullare dal profumo dei fiori. Quando cominciavano a sentire la stanchezza, si prendevano una pausa e si adagiavano sotto la grande quercia, condividendo la merenda e raccontandosi storie. 

Successe un giorno che, tornando a casa da scuola, Bianca notò che l’altalena non c’era più. Subito fu presa da un balzo al cuore, corse sotto la grande quercia dove trovò soltanto un anziano signore con delle forbici in mano e le funi dell’altalena nell'altra. Era il giardiniere del quartiere, un uomo tranquillo e taciturno che una volta ogni due settimane si recava in quel parchetto per potare i fiori e gli alberi. Nessuno aveva mai scoperto il suo nome e tutti i bambini del vicinato erano soliti chiamarlo J.M, per via delle iniziali incise sulla targhetta appesa alla divisa. 

«Cosa avete fatto all'altalena?» Chiese Bianca con le lacrime agli occhi.

«L’ho tagliata via.» Rispose il signore «Le corde erano ormai molto usurate e sarebbero potute cedere da un momento all'altro, qualcuno avrebbe potuto farsi male.»

L’anziano signore fu preso da una fitta al cuore quando notò la profonda tristezza negli occhi di Bianca. Allora si schiarì la voce e, con tono calmo, le disse: 

«Non disperare, poiché non c’era nulla di magico in quell'altalena. Sono sicuro che, se saprai cercare con saggezza, riuscirai a trovare la verde radura anche in altri luoghi.»

Bianca rimase un po’ perplessa ma poi, comprendendo come l’anziano signore non avesse agito con cattiveria, si asciugò le lacrime e tornò a casa. Arrivata nella sua cameretta, socchiuse la porta e si sedette sul suo letto, chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Dopo alcuni minuti, ecco apparire dentro di sé la verde radura e il profumo dei fiori. Non poteva credere ai suoi occhi, l’anziano signore aveva ragione! La felicità tornò a farle visita e Bianca la accolse con piacere, respirando profondamente e ammirando la verde radura. Ancora una volta, poté danzare tra fiori e profumi, che erano ancora più intensi di prima. La sua danza fu interrotta dalla voce di Bella che la chiamava dalla finestra: «Bianca! Sei in casa? Andiamo a fare i cestini con i fiori, è tornata la primavera!»

«Arrivo subito» Rispose Bianca con un sorriso gioioso.

Afferrò la giacca di jeans e corse fuori ad abbracciare l’amica e giocare insieme. Trascorsero così il pomeriggio primaverile leggendo favole sotto la grande quercia, giocando a nascondino e intrecciando fiori. Bianca aveva trovato l’Equilibrio dell’altalena dentro di sé.

Dopo un luminoso pomeriggio trascorso con Bella, le due amiche si salutarono con un abbraccio. Bianca si mise in cammino verso casa. Saltellava fischiettando un allegro motivetto quando all'improvviso sentì un piccolo foglietto di carta dentro la tasca della sua giacca. Tirò fuori il foglietto di carta gialla e un po’ stropicciata, lo aprì e lesse nella sua mente:

Puoi trovare la gioia in qualsiasi posto del mondo

se ti concentri capirai che basta soltanto qualche secondo

comprenderai allora che la felicità non è un’altalena nuova, un aereo o divenire re

perché la Verde radura dimora dentro di te.

- J.M 

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